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Nazareno Strampelli: Lo Scienziato Marchigiano del Grano

Rubrica: Giacimenti Culturali & Enogastronomici

 

INTERVISTA a Nazareno Strampelli a cura del Dottor Fabio PIERANTONI della Condotta Slow Food di Corridonia

 

In questa occasione, per ovvie ragioni, farò la consueta intervista in un modo diverso con l’ausilio di immagini d’epoca, filmati e citazioni dai suoi scritti e dagli autori che hanno scritto di lui.

D: chi è Nazareno Strampelli?
R: sono nato il 29 Maggio 1866 a Crispiero una frazione di Castelraimondo (MC) nelle Marche e purtroppo morto a Roma il  23 Gennaio 1942, riposando in pace nel cimitero di Rieti. Ho frequentato le scuole elementari a Crispiero, il Ginnasio a Camerino e mi sono laureato a Pisa nel 1891 in Scienze Agrarie. Dopodiché ho iniziato ad insegnare Agronomia ricoprendo contemporaneamente incarichi di “assistente” all’Università di Camerino. Nel 1903 sono diventato titolare della Cattedra Ambulante di Granicoltura di Rieti; qui mi sono trasferito e ho iniziato la mia carriera di ricercatore. Grazie al contributo scientifico dato alla “Battaglia del Grano” sono stato poi nominato Senatore del Regno (1929) e, dimenticavo la cosa più importante, il 28 Aprile del 1900 mi sono sposato con Carlotta Parisani, figlia del conte Giuseppe, discendente di Napoleone Bonaparte;

 


D
: e allora perché un autorevole giornale ha scritto “Un’altra Expò-2015 con Strampelli” se eri già defunto?
R: ti rispondo citando quell’articolo di Roberto Ferez:” …Per millenni i contadini sono stati dei «selezionatori inconsci», per mutuare una felice espressione di Darwin. Avevano selezionato la pianta più bella, più forte e più produttiva ed usavano i suoi semi per dar vita alla generazione successiva. Ma non erano riusciti a selezionare quella resistente alla “ruggine” una malattia devastante per i raccolti. Occorreva passare da selezionatore a “ibridista” e il primo fu Nazareno Strampelli (il sottoscritto) che agni inizi del novecento aveva selezionato prima da grani tunisini un eccellente grano duro, il Senatore Cappelli, poi aveva incrociato grani teneri alti europei e nani giapponesi per ottenere varietà, come Ardito e Mentana, resistenti alla ruggine e capaci di mitigare effetti della siccità anticipando la maturazione. E soprattutto l’aumento delle rese per ettaro aveva permesso di salvare migliaia di vite umane dalla carestia. Incentrare Expò sul cibo era una delle poche cose ragionevoli o possibili da fare, ma si doveva dare da Expò una visione sul futuro del pianeta….. L’Italia poteva riscrivere la storia dell’alimentazione mondiale ad Expò e disegnare un futuro dove essere protagonisti sviluppando  le innovazioni fatte da Strampelli che ci consentono oggi di proteggere i raccolti più abbondanti diminuendo l’uso di agro farmaci, poteva indicare una via per combattere i cambiamenti climatici e rallentare gli esodi di disperati. Poteva rivendicare di essere la patria della Scienza Galileiana e Leonardesca. Si è ritagliata un ruolo minore…” E termino con alcune parole del video di Expò: “dopo la moltiplicazione dei pani di Gesù, per un nuovo miracolo ci volle un agronomo italiano…..”

 

 

D: ma allora perché nel dopoguerra fino ad Expò questo oblio della tua figura?
R: Ti faccio rispondere dal mio biografo e ricercatore, il compaesano Sergio Salvi, che nel suo libro “Viaggio nella genetica di Nazareno Strampelli”  a tal  proposito dice: «sono gli effetti -sarebbe miope negarlo- dell’ ”abbraccio mortale” di Benito Mussolini, la cui propaganda autarchica beneficiò enormemente del lavoro dello scienziato, proclamato poi Senatore del Regno per meriti scientifici e che tentò, non esaudito dal Duce, di rinunciare alla carica sentendosi “assolutamente negato alla funzione di deputato”. Un accantonamento di questa figura e della sua opera durato così a lungo origina  dall’atteggiamento tenuto dagli alti vertici politici a partire dal secondo dopoguerra e anche da parte del mondo accademico e culturale italiano che lo vedeva come qualcosa di appartenuto al passato regime uscito sconfitto dalla guerra. Anche la decisione di non pubblicare, se non in sporadiche occasioni e per di più in lingua italiana  -inaccessibile ai più a livello internazionale- sarà destinata a giocare a suo sfavore nel tempo a seguire…. In molti ritengono, oggi, che il premio Nobel a Strampelli, della cui possibilità si vociferava all’inizio degli anni trenta del secolo scorso, non sia mai arrivato proprio a causa del già citato “abbraccio” del Duce.»


D
: parliamo, dunque, di questo “abbraccio mortale” con la Battaglia del Grano….
R: nel 1925 il Regno d’Italia risultava importatore netto di 25 milioni di tonnellate di frumento su un totale di consumo di 75 milioni causando un forte passivo nella bilancia commerciale. Per ovviare a questo il regime fascista si decise di avviare la Battaglia del Grano con l’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza di questo importante fonte alimentare per l’Italia, un’anticipazione della politica dell’autarchia inaugurata dal regime nel 1935. Io, che stavo svolgendo il mio lavoro di ricerca a Rieti, venni chiamato a far parte del Comitato Permanente del Grano presieduto dallo stesso Duce e rivolto principalmente all’aumento della produzione per ettaro dello stesso prodotto. Grazie ad una scelta delle “sementi elette”, con un importante se non decisivo ruolo dell’ Istituto di Cerealicoltura di Rieti da me diretto, in soli sei anni dal lancio si raggiunse un importante risultato: considerando che in USA, detentrice del primato mondiale, la resa di quintali di grano per ettaro era pari a 8,9, nel 1931 l’Italia raggiungeva 16,1 quintali per ettaro, quasi raddoppiando il leader di quel mercato.

 

 

 


D
: penso che sia giunto il momento di parlare delle tue scoperte alla base di questo boom….
R: Partiamo dal mio metodo di ricerca che come abbiamo visto dalla selezione passa alla ibridazione. “L’arte genetica basata sull’ibridazione si può rassomigliare all’arte del mosaicista il quale tagliati in cubetti i marmi di differenti colori, li raggruppa poi secondo il disegno ideato e crea il suo quadro. Così in genetica prendendo dei buoni caratteri di una varietà già esistente, ed unendoli ad altri posseduti da altra varietà non avente i primi, si arriva a creare varietà nuove aventi i pregi e le caratteristiche che si vogliono…”. I miei obiettivi erano sostanzialmente tre: 1) ottenere grano immune agli attacchi del fungo della ruggine, 2) che sia precoce la maturazione ed infine, 3) che sia produttivo di una resa maggiore per ettaro coltivato. I miei primi incroci mediante ibridazione compiuti a Camerino partirono “dal frumento Rieti che non è che vada immune dagli attacchi della ruggini, chè, anzi esso è il primo, cronologicamente, ogni anno, a mostrare pustole rugginose sulle foglie, ma queste non si presentano mai sul culmo ed il Rieti pochissimo danno risente perciò dalle ruggini. Da ciò trassi il convincimento che quel primo attacco costituisse come una specie di vaccinazione che questa varietà subisce annualmente, restando immunizzato dagli attacchi successivi”. Questo fenomeno è ora noto (nel 2007) con il termine priming o innesco mediante al quale le piante, a seguito di un primo contatto con uno stress biotico o anabiotico, vengono istruite a resistere ai successivi attacchi. Pensate a quanto sarebbe stato oggi utile nel 2020 capire e riportare in ambito umano questo processo per battere il corona virus: purtroppo si tratta di un fenomeno le cui basi genetiche e i relativi meccanismi fisio-molecolari non sono stati ancora perfettamente compresi. Pur tuttavia questo mi restituisce un’immagine che va ben al di là dell’appellativo di “mago del grano” affibbiatomi come fossi un praticone stregone; piuttosto, traspare una mia immagine assimilabile a quella di un moderno scienziato multidisciplinare. Avendo intuito il limite della selezione tradizionale contadina che non permetteva di ottenere un miglioramento delle caratteristiche produttive e colturali del Rieti, se non con l’ibridazione diretta con varietà esotiche tale da permettere anche di ovviare (data la sua statura che arrivava a 1,5 metri)  al fenomeno dell’allettamento (che di fatto comprometteva il raccolto), ho proceduto ad  un’ibridazione con una varietà  che la possedeva spontaneamente insieme alla caratteristica della precocità, ossia l’anticipazione della fioritura e della conseguente maturazione del frumento che rendeva incapace la pianta di seguire il proprio orologio biologico interno in relazione alle variazioni di luminosità che si hanno durante l’anno (la cosiddetta insensibilità al fotoperiodo).  Tale caratteristica faceva sì che la pianta fiorisse prima del solito e quindi facendo maturare prima il grano; questo era fondamentale nelle zone più malsane d’Italia dove era ancora diffusa la malaria. Quindi, i miei grani, maturando prima del picco di diffusione della malaria, forniscono di fatto una sorta di “prevenzione” sanitaria. Grazie alla mia attività di ricerca ho scoperto una varietà di grano giapponese, la “Akakomugi”, che aveva sia la caratteristica della precocità e grazie alla sua taglia bassa, era anche ottima per resistere all’allettamento, quindi a non piegarsi. Mancava l’elevata produttività e questa è stata ottenuta grazie all’incrocio con la “Wilhelmina Tarwe” olandese. E così ho raggiunto i tre obiettivi con la qualità “Ardito” e “Mentana”. Successivamente (negli anni novanta), grazie agli sviluppi della biologia molecolare, è stato  possibile identificare i geni responsabili di due dei caratteri fenotipi da me introdotti, i geni Rht8 e Ppd-D1. Il segreto del successo dei miei grani risiede nel fatto che questi due geni si trovano associati vicini nello stesso segmento cromosomico e questo posizionamento fa sì che essi vengano ereditati sempre insieme dalle progenie risultanti dai vari incroci;

 


D
: e il tuo grano Senatore Cappelli, uno dei più apprezzati grani al mondo per la sua qualità che trasferisce alla pasta e al pane come quello di Altamura, come nasce e perché tale nome?
R: ho selezionato nel 1915 da grani tunisini questa varietà di grano duro (le precedenti che ho finora menzionato appartengono alla qualità di grano tenero) che ho dedicato al marchese abruzzese Raffaele Cappelli, Senatore del Regno d’Italia, che mi aveva messo a disposizione campi sperimentali in Puglia, laboratori e altre risorse. Grazie alla qualità della sua semola rustica, nel trentennio che va dagli anni ‘20 agli anni ‘50,  fino al 60% della superficie italiana a grano duro è stata investita da questo cultivar che si era diffuso anche in tutto il Mediterraneo;

 


D
: a proposito di aneddoti ci racconti l’episodio che ti è successo da Senatore il giorno dell’inaugurazione del monumento a Filippo Corridoni da parte di Mussolini?
R: nell’ottobre del 1936 all’indomani dell’inaugurazione a Filippo Corridoni, avvenuta a Corridonia ad opera dello stesso Mussolini (anche questo abbraccio mortale costò l’oblio per il sindacalista rivoluzionario pur essendo morto sulla trincea delle Frasche nel 1915), dove a causa di una  piazza talmente colma da impedire, sia per me che per il Senatore Cesare Sili, entrambi parlamentari maceratesi, l’entrata, ho protestato con il Presidente del Senato Federzoniper non essere trattati, in tale circostanza, con i riguardi dovuti al mandato da essi rivestito”. Il Sottosegretario di Stato per l’Interno, Buffarini, informato dell’accaduto dallo stesso Federzoni, si premurò d’informare della vicenda il Prefetto di Macerata, invitando quest’ultimo a far pervenire le proprie scuse sia al Federzoni sia ai due Senatori. Successivamente, il Segretario Federale dei Fasci di Combattimento di Macerata, Saverio Ricottini, informato a sua volta dal Prefetto, scrisse una lettera a Federzoni con la quale fece presente quello che potete leggere nell’allegata lettera  tratta dal sito internet dell’archivio del Senato della Repubblica (www.archivionline.senato.it) dove è possibile scaricare il fascicolo di Senatore del Regno di Nazareno Strampelli.

 


D
: non ti sei occupato solo di grano e, quindi, perché non ci parli del tuo pomodoro “Varrone”?
R: poichè anche questa ricerca è stata fagocitata dall’oblio prima descritto, preferisco far parlare gli autori di questa riscoperta. «E’ un piccolo omaggio alla memoria dello scienziato marchigiano ed infatti da oggi sarà possibile mangiare uno spaghetto Cappelli-Varrone, 100% Strampelli non solo quindi il frumento duro ma anche la salsa al pomodoro- dice il Prof. Roberto Papa, docente di Genetica Agraria alla Politecnica delle Marche, che ha coordinato la ricerca in collaborazione con Sergio Salvi, già citato biologo e biografo di Strampelli e da Giovanna Attene prof.ssa di Genetica Agraria dell’Università di Sassari. Nel 2015 –questa notizia dimenticata ad Expò!!!!- abbiamo ritrovato il  Varrone a San Pietroburgo nella famosa banca del germoplasma dell’Istituto Vavilov, creato agni inizi del ‘900 dall’agronomo, nonché botanico e genetista russo, Nikolai Vavilov. Nel primo ventennio del secolo scorso, Strampelli si occupò anche di creare nuove varietà agrarie da impiegare nella rotazione col grano. Tra queste il Varrone ottenuto dall’ibridazione di una varietà pregiata inglese, il “Sutton’s Best of All”, con varietà italiane resistenti alla Peronospera. Fu talmente apprezzato in quegli anni tanto da essere menzionato dalla celebre Enciclopedia Treccani con una voce dedicata. Con l’avvento delle moderne varietà nane, pur dotato di pregevoli caratteristiche agro-botaniche, fu dismesso perché non rispondente agli standard dell’industria conserviera che invece di custodire la biodiversità preferisce la standardizzazione delle materie prime.» Si pensi a quale occasione di promozione del territorio marchigiano tramite l’accoppiata Spaghetto Senatore Cappelli con salsa di Pomodoro Vallone!!;

 

 

D: per concludere l’intervista vorremmo parlare del suo libretto “Parole rivolte alle alunne nella prima festa degli Alberi dal professore di Agraria Dott. Nazareno Strampelli” stampato nel 1900 per le alunne della Regia Scuola Normale Femminile di Camerino, una sorta di inatteso mini-trattato di ecologia nel quale si denuncia i problemi del degrado ambientale, vi si legge disboscamenti selvaggi, di alterazioni climatiche dovute al riverbero della radiazione solare a causa dell’aumentata riflettività da parte delle montagne private della loro vegetazione, della franabilità dei terreni resi impoveriti dal taglio indiscriminato degli alberi. Perché non ci descrive il suo brano conclusivo dedicato alla sua passione per la coltivazione dei fiori?
R: “Questa festa che il Ministro della P.I. ha voluto genialmente istituire presso di noi, sull’esempio di quanto gli Americani del Nord vanno facendo sin dal 1872, ha lo scopo altamente morale ed intellettuale di ricondurci al culto della natura augurandomi che possa concorrere a porre argine contro l’invadente distruzione delle selve e che possa contribuire a richiamare all’amore della vita dei campi voi giovanette perché vi seminiate i tesori della scienza e colla vostra gentilezza dirozziate i coltivatori e ne eleviate la coscienza e lo spirito, e quando sarete chiamate a compiere l’ufficio d’insegnanti, ripetete queste feste, cercate di instillare nelle giovani menti …l’amore e il rispetto per gli alberi, e inculcate la massima, che non si deve mai abbattere un albero se prima non se ne è piantato almeno uno nuovo, essendo essere di popolo indegno il distruggere senza ricostituire….. La coltivazione dei fiori è un potentissimo mezzo di educazione, d’ingentilimento d’animo. Coltivatene sempre, nelle abitazioni, nelle scuole! I bambini impareranno ad ammirare ed amare i fiori così ricchi di profumi, di colori, di vita, e, volendo bene alle poche pianticelle coltivate sul davanzale delle finestre o sulla terrazza della loro casa e della loro scuola, sapranno poi ammirare e rispettare quelle altrui. L’affetto, la passione per i fiori si propaga, si dilaga; dai fiori si passa agli ortaggi, alla frutta, ai grandi alberi, ai boschi. Non trascurate adunche mai di dedicarvi a questi vegetali gentili, fate che le vostre finestre, i vostri balconi, i vostri giardinetti siano sempre ricchi di piante vegete, rigogliose e vivaci dai fiori multicolori, indizio certo di benessere, che a tutte auguro proprio di cuore.

 

E’ incredibile che questo manifesto sia stato scritto 120 anni fa, di una attualità profetica sia nell’analisi delle cause ma soprattutto per gli insegnamenti etici e civici; poi i consigli alle allieve future maestre sui fiori sembra una esortazione  del ns Presidente Carlin Petrini per il progetto Orto in Condotta, anch’esso nato nell’America del Nord –school garden– come la festa degli alberi del 1872, ma un secolo dopo. Ed ora vi lasciamo all’ultimo video che ripercorre ed integra quando detto nell’intervista sperando di suscitare interesse allo studio e approfondimento di questo grande scienziato marchigiano facendolo uscire dall’oblio causato da quell’ “abbraccio mortale”.

 

Bibliografia:

Lorenzetti, R, 2000, La scienza del Grano. Nazareno Strampelli e la granicoltura italiana dal periodo giolittiano al secondo dopoguerra. Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Saggi 58; Mibac, Roma;
Mosciatti, M., 2009, Là dove tutto ebbe inizio. Nazareno Strampelli a Camerino tra insegnamento e ricerca (1891-1903). Arte Lito, Camerino (Macerata)
Salvi, S., 2008, Viaggio nella genetica di Nazareno Strampelli, Tipografia San Giuseppe, Pollenza (Macerata)
Salvi, S., 2009, Quattro passi nella scienza di Nazareno Strampelli, Tipografia San Giuseppe, Pollenza (Macerata)

 

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